Staff
Marco M. Pernich
Presidente, Direttore Artistico
Stefania Lo Russo
Vice Presidente, Attrice
Marco M. Pernich
Presidente, Direttore Artistico
Stefania Lo Russo
Vice Presidente, Attrice
Docenti
Christian Gallucci
Drammaturgo, regista, attore
Antonello Ruggieri
Artista visivo
ScenografiaMiriam Forgioli
Cantante, arpista
CantoChiara Ponti
Insegnante di yoga, fisioterapista
chiara.ponti@gmail.comYoga-teatro
Tecla Pirovano
Arte della Paroladizione, uso della voce
Marco M. Pernich
Drammaturgo, regista, pedagogo
Stefania Lo Russo
Attrice, operatrice teatrale
La nostra sede
Ma la casa di Studionovecento è molto di più: è un salotto dove passare il pomeriggio; un piccolo rifugio quando fuori piove hai voglia di un tè; un porto a cui tornare dopo aver viaggiato nel mondo.
Affitta la sala!
La nostra storia
Studionovecento nasce nel 1998 da un gruppo di persone, professionisti e allievi, che credevano che cambiare il mondo fosse un sogno per quando hai vent’anni e un dovere o una missione quando ne hai trenta o più. Negli anni le persone sono cresciute e cambiate. A quel primo gruppo di giovani che lo fondò nel 1998 se ne sono sostituiti altri, ma tutti hanno sempre creduto e credono che il modo migliore per cambiare il mondo sia guardarsi, incontrarsi e innamorarsi. Attraverso una cultura antica quanto l’uomo e vasta quanto il mondo – il teatro – insegniamo ai nostri allievi a essere sé stessi, a non aver paura e a sporgersi alla vita. Questo perché il nostro primo obiettivo è essere una casa accogliente, una famiglia in cui fermarsi a parlare, imparare, consolarsi e ridere per una, due o quante ore si vogliono.
Oggi Studionovecento è una sala prove nella periferia di Milano, persa tra i negozi etnici di Maciachini; è un centro di ricerca, produzione e formazione teatrale aperto a tutti i livelli e a tutte le fasce d’età. Studionovecento è fatto da chi e per chiunque non voglia avere paura di tirare un calcio di rigore, di mettere il cuore dentro le scarpe e di correre più veloce del vento.
“Il buon attore dev’essere innanzitutto un uomo buono” (Evgenij Bagrationovič Vachtangov)
Le origini del lungo romanzo di Studio Novecento sembrano quasi perdute nel tempo. Tutto è cominciato nel Giugno 1998, da un gruppo di formatori teatrali e da un gruppo di giovani guidati da Marco Maria Pernich. Il risultato del loro intenso lavoro estivo è Studio sulle geometrie non euclidee del desiderio – Fedra, che debutta chiudendo la decima edizione del festival Rencontres du Jeune Théâtre Européen a Grenoble. È un trionfo tale che i ragazzi vengono applauditi nelle strade e nei ristoranti della cittadina ogni volta che incontrano gli altri partecipanti al festival. Da loro e da un gruppo di professionisti della formazione nasce l’Associazione e la Scuola di Teatro di Studio Novecento: si tratta di un centro di crescita prima che di una compagnia teatrale, di un luogo di ritrovo e di ricerca prima che di una velleità artistica.
Sulla spinta di quel successo e di quell’esperienza continua la storia di Studio Novecento che nel 98/99 co-produce con CREARC, associazione teatrale organizzatrice del Festival dei Rencontres, Les Eumenides, drammaturgia di Fernand Garnier e regia di Marco M. Pernich, con attori francesi e italiani in tournée tra Francia, Italia e Lituania. Intanto Studio sulle geometrie non euclidee del desiderio – Fedra parte per la Germania e per la Polonia. Già da questo primo momento si vedono consolidate le tre caratteristiche principali di Studio Novecento: l’orizzonte internazionale di cooperazioni con artisti e festival e l’orientamento europeo dei progetti artistici; la vocazione alla formazione umana oltre che teatrale; la ricerca in campo estetico di nuovi paradigmi scenici.
Con il nuovo millennio comincia un’epoca molto felice. Studio Novecento collabora con multinazionali del calibro di Nestlé, Maserati e Hilton Hotel&Resorts. Mentre sul piano della formazione teatrale la Scuola di Teatro si struttura in un percorso di due anni più un terzo di specializzazione. La domanda che ci si pone, alla fine del ‘900, è “Quale attore per il duemila”? Studio Novecento ha sempre creduto che l’arte fosse un’attività necessaria al mondo e un’arte che appagasse i bisogni della collettività odierna. Comincia la ricerca sulle tecniche fondamentali dello stare in scena e quindi anche lo studio di teatri lontani dalla tradizione occidentale, convinti inoltre che solo ascoltando i bisogni delle persone nel processo di formazione si potesse giungere a tentativo di trovare un modo di recitare che riesca a parlare al mondo di oggi.
Nel frattempo dalle amicizie strette ai Rencontres du Jeune Théâtre Européen nasce JTE – Jeune Théâtre Européen: una rete di artisti provenienti da tutta Europa, che si estende da Glasgow a Plovdiv, da Barcellona a Mosca e che decide di cooperare scambiandosi esperienze, stage, atelier, spettacoli e incontri, facendo nascere in tutto il continente rassegne teatrali JTE. Così non solo gli spettacoli dell’Associazione girano per l’Europa, ma arriva a Milano la Prima Stagione Italiana del JTE, che nel 2013 giunge all’ottava edizione, e arrivano alla Scuola di Teatro di Studio Novecento maestri provenienti da Europa e oltre, fin dalla cittadina di Omsk, in Siberia.
Tutto questo ribollire di eventi e di esperienze – tra cui si potrebbero anche citare le due edizioni del progetto Mediterranea che prepara uno studio sull’Iliade con giovani algerini, spagnoli, francesi e croati – porta il Laboratorio di Ricerca Attorale di Studio Novecento, ossia il terzo anno della scuola di teatro, a vincere nel 2005 al Romateatrofestival tre primi premi – miglior regia, migliore uso dei materiali scenografici, miglior gruppo per energia e intensità in scena –, il secondo posto come Miglior spettacolo e una nomination a un attore come miglior voce.
Nel 2006 Studio Novecento dirige per un anno un teatro parrocchiale, teatro ARCA, nel semicentro di Milano, rivoluzionandolo e portandovi numerosissime rassegne teatrali. Oltre alla ormai tradizionale rassegna JTE, nascono una rassegna per bambini, la Rassegna Teatro e Sacro e il primo festival di Teatro Underground. Il pubblico piano piano si affeziona a questi eventi, e torna sempre più numeroso, tanto che ai saggi di fine anno della Scuola di Teatro e dei Laboratori dei Licei curati da Studio Novecento il teatro è stracolmo e i posti sono più che esauriti.
L’anno successivo, alla fine dell’esperienza con teatro ARCA, è invece un anno difficile per l’Associazione, ma viene prodotto comunque lo spettacolo Amleto o il porto dei sogni insabbiati, che tratta della rottura generazionale e della svolta epocale incorsa con l’avvento del mondo del duemila. È uno degli spettacoli di maggior successo della compagnia, e va in tournée a Grenoble, Frankfurt-Oder e arriva fino al Festival delle Compagnie Teatrali Indipendenti di Alessandria d’Egitto. L’attività di Studio Novecento, dopo la crisi, viene così rilanciata.
Nel 2008 avviene un punto di svolta fondamentale. Studio Novecento affitta uno spazio vicino a Romolo che diventa finalmente la sua vera sede: si tratta di un appartamento riadattato a sala prove, con degli uffici e uno spogliatoio, una vera e propria casa al primo piano di un edificio con cortile, a cui si può accedere tramite una scala metallica che termina su un ballatoio. Non è soltanto un posto dove tenere i costumi e gli oggetti di scena, ma si tratta finalmente di un posto in cui lavorare, ritrovare amici e passare i pomeriggi; ospita gli spettacoli dei corsisti come le conferenze dei maestri, e le feste di compleanno dei più affezionati.
La Scuola di Teatro fa un salto di qualità e molti giovani usciti da essa diventano collaboratori stabili dell’Associazione e membri della Compagnia. Studio Novecento produce una trilogia civile che sarà messa in scena fuori dai teatri, per arrivare a incontrare quel pubblico che non va a teatro ma a cui il teatro civile si rivolge: Come la mosca nel bicchiere, spettacolo sulla mafia in collaborazione con Libera; La moneta di Giuda sulla finanza etica con Etica SGR e Banca Popolare Etica; Il prezzo delle cose che non hanno prezzo sul volontariato con CIESSEVI Milano.
Nell’autunno del 2008 viene organizzata la giornata di studio internazionale “Il teatro lingua morta?”, a cui partecipano esperti italiani, francesi, inglesi e tedeschi. Da qui nasce l’esigenza di cercare una nuova lingua teatrale che sia comprensibile da un pubblico non più abituato ad andare a teatro: viene prodotto il Sogno dei Sei Personaggi che segna la prima tappa del teatro collaborativo, in cui il pubblico interagisce in prima persona con gli attori nell’esplorazione del testo proposto.
Viene inoltre prodotta la prima edizione delle Cene con Delitto in Teatro, che ha grande successo e continuerà per molti anni. Diventerà un cavallo di battaglia dell’Associazione che le replicherà in centinaia di occasioni: eventi di ristoranti, meeting aziendali, matrimoni…
Le esperienze del teatro collaborativo e delle cene con delitto saranno rimescolate in uno degli spettacoli più densi e profondi di Studio Novecento, ossia Gli Scavalcamontagne, una lunga epopea che racconta in tre ore di spettacolo la storia dell’Italia Unita dal 1861 al 1961. Lo spettacolo, che ha una lunga e travagliata gestazione, debutta nel 2011 e più che una rappresentazione teatrale assomiglia a una vera e propria festa popolare: il pubblico maneggia il corso dello spettacolo come una fisarmonica, allungando e accorciando la storia a suo piacimento, mentre è invitato a canti, balli e aperitivi nel corso di tutta la rappresentazione.
Nel 2012 viene prodotta L’alba della democrazia che racconta la storia dell’Orestea di Eschilo attraverso testi di Ritsos, Pasolini e Conte, e porta nuovi attori professionisti tra i collaboratori di Studio Novecento. Il culmine di questa lunga esperienza di formazione e di ricerca teatrale è rappresentato da uno spettacolo che debutta nel 2014 e che riceve nel 2015 il premio Fersen come miglior regia. Si tratta di Genesi – un’ermeneutica teatrale dei capitoli 1,11 del Libro della Genesi. Lo spettacolo vede tutta la ricerca attorale di questi anni messa a frutto da Stefania Lo Russo, attrice formatasi nell’ambito di Studio Novecento, che si confronta egregiamente con il distacco invidioso e freddo dell’Angelo di Dio, l’insinuante ambiguità dell’Antagonista-il Diavolo, l’impotenza e il dramma esistenziale di Caino e la dolce e struggente preghiera quotidiana e universale della moglie di Noah. Vede inoltre le riflessioni sulla società e sul destino dell’uomo comporsi in un potente quadro poetico della creazione, in cui l’umanità non è succube del fato ma è chiamata a collaborare alla costruzione del Cosmo o del Caos, secondo la sua libera scelta.
In tutti questi anni Studio Novecento ha continuato senza interruzioni la sua esperienza internazionale, la sua attività di ricerca estetica e di formazione. Per quanto riguarda la didattica crediamo nel teatro come strumento di formazione umana, che faccia emergere i bisogni e i sentimenti dei suoi corsisti. Gli ultimi successi pre-pandemia riscontrati al Festival di Grenoble sono Ride la gazza nera sugli aranci (2017) e Dio ha bisogno degli uomini (2019). Quest’anno, dopo cinque anni di assenza, siamo tornati portando Il custode dei sogni.
Ci poniamo ancora ogni giorno la domanda “Quale attore per il duemila”? Noi pensiamo che bisogna partire ancora una volta da come ciascuno di noi interpreta sé stesso. In continuo confronto con la tradizione, cerchiamo un modo di recitare che coinvolga e trascini nel sogno teatrale anche lo spettatore del duemila. Crediamo in un teatro che costruisca la propria voce nel dialogo con il pubblico e con i grandi temi che riguardano la vita di tutti, cosciente inoltre che dietro alle grandi evoluzioni della storia quanto ai piccoli avvolgimenti della vita privata si nascondano modelli e archetipi che sono stati selezionati e illuminati dal teatro lungo tutta l’umanità, e che ora proprio il teatro custodisce preziosamente.
Studio Novecento, noi che lo viviamo, che partecipiamo ai suoi corsi, che aiutiamo nelle operazioni logistiche di carico e scarico degli spettacoli, che puliamo la sala e che saliamo sul palco per incontrare la gente, vogliamo collaborare alla conservazione dei valori umani di libertà, di responsabilità e di comunità, al mantenimento del patrimonio di conoscenze teatrali, culturali e umane, e alla costruzione di un’Europa come spazio democratico, pacificato, solidale e aperto sul bacino del Mediterraneo e sul resto del Mondo.